Peste suina africana

Pubblicato nella pagina Facebook dell’ Ordine dei Medici Veterinari di Torino e Provincia

il 9 luglio 2020

PESTE SUINA AFRICANA

Decisione di esecuzione (UE) 2020/773 della commissione dell' 11 giugno 2020

Alle notizie di fine maggio sull'epidemia di peste suina africana che ha colpito le regioni a nordest dell’India provocando la morte o l’abbattimento di più di 14.000 suini nel solo stato di Assam, stanno facendo seguito quelle nostrane con la Decisione di esecuzione (UE) 2020/773 della Commissione dell’11 giugno 2020 che modifica l’allegato della decisione di esecuzione 2014/709/UE recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020D0773&qid=1592116547296&from=EN).

Gli esperti ritengono che l’epidemia in India sia originata dalla Cina attraverso migliaia di carcasse di suini infetti smaltite nei fiumi tributari del Brahmaputra.

In Polonia, invece, il primo focolaio era stato individuato in un allevamento al sud di Poznań che si trova ad appena 170 chilometri dal confine tedesco. A quel focolaio hanno fatto seguito i focolai nel distretto di Włodawa, zona attualmente elencata nell'allegato, parte II, della decisione di esecuzione 2014/709/UE, e successivamente sono stati diagnosticati casi in suini selvatici nei distretti di Zielona Góra, Elbląg e Radomsko, in zone elencate nell'allegato, parte II, della decisione di esecuzione 2014/709/UE, situate nelle immediate vicinanze di zone elencate nella parte I di tale allegato.

Ecco quindi la necessità di una decisione di esecuzione aggiornata con l’indicazione delle zone in rapporto al rischio epidemiologico.

Quasi in concomitanza con le notizie provenienti dall’India, l’istituto di Pirbright nel Surrey in Inghilterra (i meno giovani lo ricorderanno come Institute for animal health) ha rilanciato su Vaccines (nel numero del 18 maggio 2020: A pool of eight virally vectored african swine fever antigens protect pigs against fatal disease) la possibilità di rendere disponibile nel breve o medio termine un vaccino basato su otto vettori virali. I suini infettati sperimentalmente dai ricercatori di Pirbright, pur manifestando lievi sintomi, sono sopravvissuti all’inoculazione di dosi letali di virus.

Il vaccino a base di un vettore virale, utilizza un adenovirus come portatore degli otto geni selezionati che, una volta acquisiti dalle cellule ospiti producono altrettante proteine virali che stimolano la reazione immunitaria. Lo studio è promettente, soprattutto in considerazione del fatto che, a tutt’oggi, non esiste alcuna misura profilattica vaccinale e che tutti i tentativi di produrre un vaccino attenuato sono falliti.

L’agente eziologico della malattia un virus appartenente alla famiglia delle Asfaviridae, genere Asfivirus (African swine fever and related viruses) a DNA bicatenario, in passato annoverato fra gli Irdidovirus (gli appassionati lettori delle monografie del Professore Giovanni Castrucci devono fare riferimento al volume 9: Parvoviridae-Iridoviridae-Papovaviridae).

La peste suina africana è una malattia virale altamente contagiosa con sintomi molto simili a quelli della peste suina classica e caratterizzata da gravi lesioni emorragiche a carico della cute e degli organi interni e con esito generalmente letale.

Le prime descrizioni della malattia risalgono agli anni ‘20 ad opera di Montgomery che descrisse i sintomi in suini venuti a morte in Kenya. Montgomery osservò un decorso iperacuto con morte nelle prime 48 ore dalla comparsa dei sintomi.

Le lesioni anatomo-patologiche più evidenti erano le emorragie a carico della mucosa gastrica e del rene, splenomegalia, ecchimosi sulla parete del cuore, edema polmonare e iperplasia del sistema linfatico.

La malattia è comparsa in Italia nel 1967, ma grazie a rigide misure di polizia veterinaria consistenti nell’abbattimento di tutti i capi infetti e sospetti di contaminazione, fu possibile eradicare la malattia in tutto il territorio nazionale eccezion fatta per la Sardegna dove la malattia è ancora presente.

Da allora la malattia è ricomparsa sporadicamente nel nostro Paese, come nel 1971 e nel 1983, mentre desta preoccupazione la diffusione del virus in diversi paesi del continente europeo, soprattutto a est (Romania, Ucraina, Polonia, Bulgaria), dopo la sua reintroduzione nel 2007) in Georgia.

L’ultima segnalazione in Italia risale al 2018/2019.

Ricordo con l’animo dello studente del primo anno di medicina veterinaria le 48 ore di passione che, Luigi Cei, un dirigente superiore del ministero della Sanità con incarico a Bruxelles, passò, in attesa della conferma del laboratorio, dopo aver ordinato lo stamping out in numerosi allevamenti nelle zone di Cuneo nella tarda primavera del 1983.

L’infezione era originata dalla Sardegna molto probabilmente attraverso l’importazione clandestina di carni di cinghiale, i cui avanzi erano stati somministrati a dei suini, come ci ricorda anche il Benazzi nell’edizione del 1987.

L’opera di Cei, contenuta in leggi, decreti, ordinanze e circolari, ha realizzato ciò che i maestri degli anni ‘50 e ‘60 avevano per lunghi anni predicato: la lotta pianificata contro le malattie infettive e diffusive. Convinto assertore dei programmi contro la peste suina classica e africana e l’afta epizootica e animatore instancabile della profilassi contro la rabbia del cane, la rabbia silvestre silvestre, il carbonchio ematico, il carbonchio sintomatico, il barbone bufalino e la mixomatosi, ha avuto il merito di realizzare una situazione epizootologica senza precedenti nel nostro Paese. Luigi Cei era mio zio.

L’organizzazione mondiale della sanità animale (OIE, dalla precedente denominazione: Office international des epizooties) ha recentemente pubblicato il rapporto n. 43 da cui si evince che nei mesi di aprile e maggio 2020 in Europa ci sono 11 focolai in Bulgaria, Grecia, Ungheria, Lituania, Moldavia, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia e Ucraina). l’OIE, nell’intento di aumentare la consapevolezza di allevatori e addetti ai lavori, ha lanciato una campagna di informazione attraverso il proprio sito e attraverso l’app «Trello»: l’uomo non è suscettibile al virus ma rappresenta un importante veicolo di trasmissione della malattia. La campagna di informazione è destinata ad allevatori, commercianti di animali, cacciatori, viaggiatori a cui si raccomanda di non introdurre in paesi indenni alimenti a base di carni di suino e autorità aeroportuali a cui ci si rivolge per la massima allerta in caso di passeggeri in provenienza da paesi infetti.

Beniamino Cenci Goga, PhD, dipl ECVPH, esperto EFSA, CEO NoNit srl, esperto per Dubai Accreditation Center

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