Il master visto da chi l’ha fatto

Presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Perugia, è attivo il master universitario internazionale in «Sanità pubblica veterinaria e igiene degli alimenti».

Il master, che si inserisce nelle attività internazionali di formazione previste dall’accordo quadro tra l’Università degli Studi di Perugia (Facoltà di Medicina Veterinaria) e l’Università di Pretoria in Sudafrica (Facoltà di Medicina Veterinaria a Onderstepoort), è finalizzato a fornire le basi culturali necessarie per comprendere le trasformazioni in atto nell'ambito della sanità pubblica veterinaria e dell’igiene e tecnologia degli alimenti.

Il master è caratterizzato da un’importante attività di stage presso aziende e istituzioni di ricerca nazionali ed estere, quali Assocarni (http://www.assocarni.it/), Fileni (http://www.fileni.it), Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria (http://www.parco3a.org), Università di Pretoria (http://web.up.ac.za), aziende USL, istituti zooprofilattici sperimentali (http://www.salute.gov.it), Università della Castilla – La Mancha (http://www.uclm.es/irec), per citare alcune.

Alcuni dei discenti dell’anno accademico appena concluso hanno voluto raccontare la loro attività con delle simpatiche descrizioni.

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Paola Amoni, stage presso Assocarni

Da sempre appassionata alla medicina veterinaria e a tutti i suoi risvolti, dopo la laurea e la Scuola di Specializzazione in Ispezione degli Alimenti di Origine Animale presso l’Università degli Studi di Perugia, ho cominciato a lavorare come consulente nel settore della sicurezza alimentare per piccole/medio imprese della mia provincia, Perugia.

Perché nonostante avessi già un lavoro hai deciso di approfittare di questa opportunità?

Per approfondire le mie competenze (e curiosità!) personali in materia, mi sono iscritta al master di I livello in Sanità Pubblica e Igiene degli Alimenti organizzato dall’Università degli studi di Perugia. E’ stata in questa occasione che, nell’ambito delle attività pratiche previste dallo stesso master, mi si è prospettata l’opportunità di effettuare un periodo formativo presso Assocarni, l’associazione nazionale industria e commercio carni e bestiame, che fa parte tra l’altro del gruppo di enti che hanno patrocinato lo stesso master.

Ho quindi colto al volo l’occasione. Le Aziende che aderiscono ad Assocarni rappresentano gran parte della realtà italiana del settore e toccano comparti che vanno dall’allevamento alla distribuzione al dettaglio, passando per l’industria della trasformazione delle carni. Sicuramente quindi un bacino di utenza ben più ampio e specializzato rispetto a quello cui ero abituata nell’ambito delle mie prime esperienze lavorative: impossibile non ampliare le proprie competenze operando in un contesto come questo!

Quali sono state le esperienze durante questo periodo formativo che più ti hanno gratificata?

Ho avuto modo di seguire importanti convegni in materia di nutrizione e sicurezza alimentare organizzati dalla stessa Assocarni, ma anche a tavoli ministeriali cui hanno partecipato le principali rappresentanze italiane in materia di sanità pubblica e sicurezza alimentare, intese sia come Controllo Ufficiale (Regioni,  Asl, Nas, ISS…etc.) che come altre Associazioni di Categoria.

Da aggiungere alla lista ci sono anche due importanti esperienze a Bruxelles: la partecipazione ad un Comitato europeo per la sicurezza alimentare e ad un workshop, in presenza delle principali rappresentanze europee in campo veterinario, incentrato sulla valutazione dell’uso dell’acido lattico come decontaminante microbico sulle carcasse bovine subito dopo la macellazione. Direi che non mi posso lamentare considerato che sono partita da una piccola realtà di provincia.

Alla luce di questa esperienza, è cambiata l’immagine che ti eri fatta del medico veterinario impegnato nel settore della sicurezza alimentare?

Sì, si è sicuramente ampliata ed ulteriormente diversificata: di conseguenza anche gli orizzonti e le prospettive si ampliano notevolmente. Ero già consapevole del ruolo che un medico veterinario poteva rivestire nel settore della sicurezza alimentare e sono ancora più felice di aver costatato che le potenzialità da sfruttare non mancano (in primis tutto il discorso sulle normative europee e nazionali in materia di sicurezza alimentare, per la cui corretta applicazione gli operatori del settore alimentare necessitano di un supporto professionale costante): questo rende il tutto più stimolante, occorre solo trovare la strada giusta, oltre ad avere una gran passione per la materia.

Veniamo alla sede di Assocarni: come ti sei trovata in una città come Roma?

Molto bene. Per me è stato un po’ un ritorno a casa visto che per metà sono di origine romana: Roma è Roma; se aggiungiamo poi che la sede di Assocarni si trova in piazza di Spagna, direi che è stata proprio la ciliegina sulla torta!

E quindi pare di capire che sei soddisfatta di aver colto al volo questa opportunità!

Per chi ha l’occasione di fare un lavoro che l’appassiona, che gli permette di conoscere ed entrare in contatto con tante realtà diverse vivendo con profitto ogni esperienza, è impossibile non esserlo. In un momento come questo poi, dove non è facile inserirsi nel mondo del lavoro, certe occasioni è bene non lasciarsele scappare; più si riesce ad investire su sé stessi qualificandosi professionalmente, più è facile rimanere a galla.


Valentina Cambiotti, Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria

In questo mondo globalizzato si parla molto di qualità nella filiera agro-alimentare e soprattutto in Italia, della tutela dell’estrema varietà di prodotti tipici che ritroviamo sulle nostre tavole.  Da qui la necessità di certificare gli alimenti attraverso marchi importanti come le denominazioni d’origine; ma avete mai pensato a quanto lavoro ci sia dietro ad un’etichetta con scritto “DOP”, “DOC “ o “IGP” ?

Forse non me ne rendevo conto nemmeno io fino a poco tempo fa …

Io sono Valentina e frequento un Master in “Sanità Pubblica Veterinaria ed Igiene degli Alimenti” presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Perugia e proprio grazie a questo corso ho potuto fare un’esperienza di tirocinio al “Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria”, un ente a cui il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha dato l’autorizzazione alla certificazione di diversi prodotti umbri e di altre regioni del centro Italia, come: il vitellone bianco dell’Appennino centrale IGP, il prosciutto di Norcia IGP, l’olio DOP Umbria ed il Sagrantino di Montefalco DOCG (solo per citarne alcuni), controllando che tutte le aziende coinvolte nelle rispettive filiere si attengano alle linee guida dei disciplinari di produzione ed ai relativi standard qualitativi richiesti.

Il mio stage è iniziato con tanto lavoro d’ufficio, una parte sicuramente importante dell’attività che viene svolta al Parco Tecnologico, dove ogni giorno arrivano tanti documenti, soprattutto registri di produzione, che consentono di seguire tutte le attività aziendali, garantendo la rintracciabilità del prodotto certificato dai campi alla tavola; i quali vanno controllati ed archiviati, insieme ai verbali che descrivono le verifiche degli ispettori del Parco presso le sedi produttive.

Un lavoro impegnativo, ma per nulla noioso, soprattutto se svolto in un ambiente stimolante e familiare come quello in cui ho avuto la fortuna di trovarmi.

Inoltre, ho avuto la possibilità di occuparmi di diversi prodotti, soprattutto di origine vegetale, come olio e legumi e questo mi ha consentito di imparare molte cose nuove visto che io, essendo laureata in Medicina Veterinaria, finora avevo avuto una formazione basata prevalentemente sugli animali e sui prodotti da essi derivati.

In seguito ho potuto accompagnare i valutatori in alcune delle loro attività ispettive in azienda e questo mi ha concesso di imbattermi in realtà produttive molto diverse, per dimensione e tipo di attività svolta, oltre che di parlare con il personale o con i proprietari di queste imprese, venendo a conoscenza anche delle difficoltà che spesso incontrano nel collocare sul mercato, soprattutto in tempi di crisi, prodotti che, in virtù della loro qualità, risultano più costosi di altri.

Tuttavia, ciò che mi ha colpito di più è stato vedere come, sempre mantenendo il giusto distacco e la giusta professionalità, molto spesso i valutatori del Parco Tecnologico riescono a stabilire con la loro controparte a livello aziendale, un clima di fattiva collaborazione, che va oltre il classico rapporto controllore-controllato.

Alla fine posso dire che questa esperienza mi è stata molto utile, permettendomi di entrare in un mondo fatto di tante diverse realtà, accomunate da un’unica idea di “qualità”, consapevoli del fatto che buona parte della storia, della cultura e delle tradizioni del nostro paese li ritroviamo in quello che mangiamo e che un tesoro come questo vada valorizzato e difeso al meglio.


Mattia Campi, un giorno di ordinaria…..macellazione!

Solamente chi si cala, anche solo per pochi mesi, nelle vesti di Veterinario Ufficiale addetto ai controlli sanitari in macello, capisce la complessità e la molteplicità di situazioni delicate insite in questo tipo di lavoro.

La giornata inizia con l’arrivo al macello degli animali, un primo grande punto di controllo in cui la vigilanza veterinaria è forse chiamata allo sforzo massimo. Da una parte infatti si procede alla verifica dei documenti di accompagnamento che possono essere fonte di numerose problematiche; si va infatti dalla semplice dimenticanza di “una voce non compilata” nel modello 4, a mancanze via via più gravi come per esempio il mancato rispetto dei tempi di sospensione di un determinato farmaco, fino addirittura a omissioni dolose e individuate solamente in un secondo momento durante per esempio controlli per il piano nazionale residui.

Dall’altra si procede a vigilare sul benessere animale ed in particolare viene eseguita una prima ispezione sul mezzo di trasporto, per valutare ad esempio che non ci siano animali sofferenti o caricati forzatamente, per poi passare a sorvegliare la fase di scarico e di spostamento nelle stalle di sosta.

Ma non è finita qui, perché una volta che gli animali sono stati portati nei locali di stabulazione si deve controllare che siano correttamente identificati e che ci sia corrispondenza con i documenti di accompagnamento e si esegue l’ispezione ante mortem al fine di identificare animali ammalati o anche solamente stressati. Terminata questa fase, prima di dare il via libera alle operazioni di macellazione, ci si accerta del corretto funzionamento del mezzo di stordimento ed inoltre si deve verificare l’esistenza di un metodo alternativo di stordimento qualora subentrino problematiche in questa fase.

La macellazione ha così inizio e da questo momento si entra nel vivo della professione medica con la valutazione morfologica della carcassa e dei visceri al fine di evidenziare anche le più piccole alterazioni patologiche a carico di uno o più organi.

Anche in questo periodo non ci si concentra tuttavia solo sull’animale ma bisogna controllare che gli operatori del macello svolgano le loro attività nel rispetto delle condizioni igienico-sanitarie dettate dalle normative vigenti, quindi verificare per esempio che vengano utilizzati gli sterilizzatori per i coltelli, che la temperatura di sterilizzazione sia corretta e che venga mantenuta pulita l’area di macellazione.

In tutto questo contesto non ci si deve naturalmente dimenticare dei visceri e delle mezzene che nel frattempo passano appese ai ganci di macellazione; si eseguono quindi i canonici tagli sui visceri, si eliminano le tonsille, midollo spinale e colonna per i bovini e il materiale destinato alla categoria 1, si eseguono i prelievi per l’esame trichinoscopico oltre eventualmente ad ulteriori prelievi per il piano nazionale residui o su sospetto.

Come se non bastasse tutto questo, si devono preparare anche i fogli di accompagnamento per i suddetti prelievi e registrare tutti i dati relativi agli animali macellati su un apposito registro, annullare i relativi passaporti, e solo per ultimo e solo se non sussistono problemi di origine igienico-sanitaria, si può procedere alla bollatura delle mezzene.

Alla luce di tutto questo la domanda nasce spontanea…uscirà prima o poi un decreto sul benessere del veterinario al macello?


Elisabetta Cerelli, Istituto Zooprofilattico

Salve a tutti!!!

Per cominciare...nome e cognome: Elisabetta Cerelli.

E ora che mi sono presentata vi racconto brevemente la mia storia.

Sono una ragazza di Latina che da quando andava alla scuola materna alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” rispondeva sempre “La veterinaria”.

Sicuramente a quell’età non sapevo bene che cosa facesse veramente un veterinario: per me era soltanto una persona che cercava di curare animali malati o in difficoltà.

Ho avuto la fortuna di vivere in campagna circondata da cani, gatti, pecore, caprette, oche, anatre, galline, faraone, conigli: c’era un pò di tutto e sembrava di essere sull’arca di Noè!

Certo i miei animali a volte non erano così sani e da subito cominciai a mettere in pratica la mia vocazione: una volta di nascosto diedi integratori di calcio e ferro (che dovevo prendere io!) alle galline perchè non riuscivano a restare in piedi . 

Da quel giorno, passarono molti anni e soltanto quando decisi di lasciare la mia amata campagna per recarmi a Perugia e studiare presso la Facoltà di Medicina Veterinaria, capii che alle mie galline non mancò il calcio ma molto probabilmente avevano avuto la malattia di Marek. 

Durante i miei anni in quella nuova città, man mano che frequentavo le lezioni e facevo esami, mi resi conto che il medico veterinario non era soltanto colui che cura gli animali ma anche chi si occupa di garantire e prevenire la loro salute e quella dell’uomo.

Fu così che ebbi un altra vocazione!

Veterinario si... ma che si occupasse di sanità! Ecco cosa volevo fare veramente!

Per questo, poco prima di laurearmi iniziai un periodo di tirocinio presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana, ente sanitario di diritto pubblico che svolge attività di prevenzione, di controllo e di ricerca nell’ambito della sanità e del benessere animale, della sicurezza alimentare e della tutela ambientale e dopo 2 anni finalmente arrivò il primo contratto come veterinario collaboratore per una ricerca sugli allevamenti bufalini!

L’anno scorso navigando su internet vidi che a Perugia c’era un bando per un master: “Sanità pubblica veterinaria e igiene degli alimenti”. Era quello che aspettavo e per questo mi iscrissi subito. 

Il master era finalizzato a fornire le basi necessarie per comprendere le trasformazioni in atto nell'ambito della sanità pubblica veterinaria e dell’igiene e tecnologia degli alimenti.

La presenza di docenti della Facoltà di Medicina Veterinaria di Pretoria, Onderstepoort e l’opportunità di condurre un periodo di stage in Sudafrica, inoltre avrebbero permesso a noi studenti di approfondire la conoscenza di malattie esotiche, potenzialmente transfrontaliere, e le relative misure profilattiche.

All’inizio ero un po’ preoccupata perché lavorando pensavo di non riuscire ad andare a Perugia per seguire le lezioni ma fui subito rassicurata perché... si potevano seguire online. 

Ho potuto così approfondire davanti al mio computer argomenti quali: benessere e produzione animale, malattie transfrontaliere e zoonosi, epidemiologia, statistica, analisi del rischio e tutto ciò che riguardava la sanità pubblica e l’igiene degli alimenti.

Oltre alle lezioni online il master prevedeva incontri mensili assieme a docenti altamente qualificati per discutere e approfondire meglio le materie trattate e un periodo di stage pratico presso strutture di produzione e trasformazione di alimenti o altri enti quali Asl.

Io ho deciso di svolgere il mio periodo di stage presso l’Istituto Zooprofilattico delle regioni Lazio e Toscana, con il quale collaboro. 

Frequento maggiormente il laboratorio di sierologia dove vengono eseguite indagini sierologiche per la ricerca di anticorpi nei confronti della rinotracheite infettiva dei bovini, brucellosi, blue tongue, anemia infettiva degli equini e leucosi bovina enzootica, prove correlate all'attuazione di piani nazionali e regionali in Sanità Animale e richieste dalle normative in vigore per la movimentazione e la riproduzione animale.

Ho avuto anche la possibilità di eseguire esami necroscopici e anatomopatologici  o valutare lo stato igienico-sanitario dei prodotti alimentari attraverso la ricerca sia di microrganismi patogeni responsabili di tossinfezione alimentare che di particolari microrganismi indicatori dello stato igienico del prodotto in esame.

É già passato un anno da quando decisi di iniziare il master e ora che sta finendo......mi dispiace.

Spero che questo anno di studio, oltre ad aver migliorato e approfondito le mie conoscenze e fatto incontrare nuove persone, possa essere utile anche per altre prospettive di lavoro.

Un saluto a tutti voi che avete letto e...in bocca al lupo per i vostri progetti!


Sara Falcone, Sudafrica, Onderstepoort, Università di Pretoria

Nell’ambito del Master in Sanità Pubblica e Ispezione degli Alimenti mi è stata data la possibilità di svolgere il tirocinio pratico presso l’Università di Pretoria, Repubblica Sudafricana.

L’esperienza è stata molto interessante sotto diversi aspetti: primo di tutto, da un punto di vista della formazione professionale, essendomi stato affidato un progetto sul benessere animale delle capre da latte, ho avuto la possibilità sia di lavorare nell’ambiente accademico collaborando con professori e dottori del campus di Ondestepoort, sia di agire sul campo visitando allevamenti della provincia  sudafricana di Guateng.

Mi è stato anche permesso di aiutare i responsabili con le esercitazioni pratiche degli studenti dell’ultimo anno nell’azienda lattifera della facoltà: anche questa esperienza mi ha aiutato offrendomi un nuovo punto di vista per paragonare, in modo critico, la mia preparazione con quella di miei coetanei provenienti da un’Università di stampo anglosassone.

Il lavoro è stato interessante ed intenso, tanto che anche se la mia permanenza sarebbe dovuta essere di 3 mesi, ho deciso di prolungarla di un altro mese per sviluppare al meglio alcuni aspetti del progetto.

Anche per quanto riguarda il lato personale e umano, devo dire che è stata un’esperienza che mi ha arricchito molto. Non era la prima che trascorrevo un periodo all’estero ma di sicuro non mi è mai capitato di incontrare e stringere legami con persone con culture e tradizioni così diverse tra loro.

Durante il periodo di stage ho vissuto al campus dell’Università ed anche questa è stata una grande novità per me che ho condotto tutti i miei studi a Perugia: all’inizio magari per chi non è abituato a questo tipo di contesto, la vita nel campus può risultare un po’ “stretta” ma dopo poco ci si abitua ed è una piacevole sorpresa vedere come sia più facile fare amicizia e confrontarsi con gli altri studenti.

 Il Sud Africa può essere una terra di grandi contraddizioni, ma se si affronta un’esperienza come la mia con curiosità e spirito critico allora i benefici che ne derivano sono immensi.


Dario Garofalo, Sudafrica, Onderstepoort, Università di Pretoria

Sono Dario Garofalo, provengo da Trapani e mi hanno chiesto di raccontarvi la mia esperienza nel Master SPVIA dell’Università degli Studi di Perugia. Ho accettato volentieri e fidatevi che non lo avrei fatto se non fossi stato realmente soddisfatto.  Questa soddisfazione nasce dal fatto che sto vivendo una delle più belle esperienze all’estero che potessi immaginare. Prima però  è importante una premessa: perché ho scelto di frequentare questo Master? Come probabilmente molti di voi che state leggendo anche io ero fresco di Laurea, nel mio caso Magistrale in Medicina Veterinaria, ed anche io dovevo decidere che fare della mia vita. Così dovevo scegliere se buttarmi nel mondo del lavoro o cercare qualcosa di alternativo. Quando ho saputo di questo Master mi si è accesa la lampadina, sembrava fatto su misura per me. Ho deciso di sfruttarlo a pieno e vi consiglio di fare altrettanto.

Come avete notato è un Master “online”, nel senso che ci sono delle ore di e-learning. Questo da due vantaggi: primo il costo contenuto, da non sottovalutare e ve ne rendete conto andando a fare qualche confronto. Secondo non devi essere fisicamente presente all’Università. Ciò non vuol dire che devi stare a casa anzi hai la possibilità di viaggiare. Così ho fatto il fagotto e sono andato a fare il cameriere per qualche mese in Inghilterra. Lì oltre a lavorare ho frequentato un scuola di inglese e sono riuscito in poco temo ad arrivare ad un livello dignitoso.

Ogni tanto però bisogna tornare all’Università perché ci sono Seminari e Workshops. Con seminari e Workshops inizi a capire perché all’nome del Master precede la dicitura Cooperazione Internazionale Interuniversitaria. Così ho avuto modo di conoscere e sentir parlare ricercatori, dottori e professori che venivano dalla Spagna, Inghilterra, California, Canada e Sudafrica ma anche Italiani che non erano da meno.  Per dirne uno su tutti al primo convegno venne la Dott.sa Ilaria Capua cioè la virologa veterinaria che ha sequenziato per prima il virus dell’aviaria e nonostante proposte indecenti del pentagono ha messo il genoma su internet. Per un veterinario è come un concerto di Vasco Rossi.

Ma arriviamo al nocciolo della questione: quale è il valore aggiunto di questo Master? Sicuramente il tirocinio che ti permette di svolgere 2-3 mesi in azienda o di andare in una delle università partner. Come avete capito io ho scelto l’estero (viaggio e alloggio sono stati pagati dal master ). Cosi è da un mese che sto lavorando al dipartimento Veterinary Public Health (VPH) della Facoltà di Scienze Veterinarie dell’università di Pretoria, nel mitico Onderstepoort  campus. Quando dico mitico non esagerò è proprio un posto le cui origini si perdono nel mito. È l’unica facoltà di Veterinaria del Sudafrica nonché punto di riferimento per tutta l’Africa Sub-sahariana. Fondata da Sir Arnold Theiller qui hanno diagnosticato per la prima volta metà dei parassiti che ho studiato all’università. Ha un fascino che richiama studenti da tutto il mondo. Americani, Asiatici ed Europei ma (storpiando Gaber) per fortuna purtroppo sono l’unico Italiano.

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Il mio lavoro principalmente consiste nel sviluppare una valutazione del rischio per le frattaglie che gli ambulanti vendono nei mercati all’aperto. Sto percorrendo la filiera, dai mattatoi ai consumatori, raccogliendo dati sotto forma di questionari. Questo esperienza mi sta dando le basi per scrivere tre paragrafi del Libro del Master. Dovete sapere che le nostre esperienze non saranno trascritte in sterili tesi fini a se stesse ma le uniremo per scrivere un libro sulla Sanità Pubblica Veterinaria, un esperimento che spero abbia risvolti positivi.

Poi c’è il lato inaspettato della Sanità Pubblica Veterinaria. Oltre a fare il giro di allevamenti  e macelli per verifiche didattiche sull’igiene delle produzioni il VPH di Pretoria partecipa ad una campagna di vaccinazione ed educazione per animali d’affezione e i loro proprietari,  la “Community Veterinary Clinics” (CVCs). Porta così assistenza veterinaria in comunità rurali, nelle zone attorno a Pretoria, dove per povertà o isolamento la popolazione non ha normalmente accesso a cliniche veterinarie. Cosi mi sono ritrovato a diagnosticare Cimurro e Gastroenterite,  vaccinare, sverminare  e fare bagni antipulci. Guardando il sorriso delle persone ti accorgi di fare la differenza.

Inoltre fuori dal lavoro c’è la vita del college che è sicuramente divertente e totalmente diversa da come si intende l’Università in Italia. Durante il fine settimana c’è l’imbarazzo della scelta avendo una nazione immensa da girare con città e riserve naturali. Il Sudafrica si presta agli sport estremi  ed outdoor, offre esperienze a contatto diretto con la “wild-life” e per uno studente Italiano è sicuramente economico. Ho stretto facilmente un sacco di amicizie e già so che sarò triste quando dovrò partire. Purtroppo non posso dirvi come va a finire, sono solo al primo mese e ne mancano altri due.


Viviana Miraglia, Istituto Zooprofilattico

Nella vita non si finisce mai di studiare e …di imparare! Mi chiamo Viviana Miraglia ho 31 anni e da 5 sono laureata in medicina veterinaria; sin da piccola avevo questa vocazione e se tornassi indietro rifarei sicuramente questa scelta. Frequentando le lezioni, di anno in anno, venivo a conoscenza di tutte quelle sfaccettature che la medicina veterinaria racchiude in se e col tempo sono rimasta affascinata dall’importante ruolo che il medico veterinario ha come “tramite” tra salute umana e salute animale. Così una volta laureata non ho avuto alcun dubbio nel frequentare una scuola di specializzazione e la mia scelta è ricaduta sull’ispezione degli alimenti d’origine animale. Nei tre anni di corso ho avuto modo di arricchire ed ampliare le mie conoscenze e la mia attenzione è stata attirata verso il mondo della ricerca e dalle interessanti attività svolte negli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS). Ho quindi avuto la fortuna di collaborare con questi Enti prima come volontaria  poi come borsista ed infine come contrattista. A metà del 2011, quasi per caso, sono venuta a conoscenza dell’attivazione di un Master in “Sanità Pubblica Veterinaria e Igiene degli Alimenti” presso l’Università di Perugia, mi sembrava quindi l’occasione giusta per rimettermi tra i banchi di scuola ed aggiornare le mie conoscenze. Il programma si prospettava molto ampio e completo, spaziando tra la recente normativa comunitaria, l’epidemiologia, il benessere animale e la sicurezza alimentare. Il Master offriva inoltre la possibilità di effettuare un periodo di stage all’estero o in Italia presso strutture convenzionate quali stabilimenti di trasformazione, AUSL o IZS. Le lezioni avevano cadenza mensile e venivano svolte da docenti sia italiani sia stranieri che di volta in volta ci illustravano la loro esperienza pratica e le loro conoscenze interagendo attivamente con la platea. Ho avuto quindi la possibilità di imparare nuove nozioni, conoscere colleghi di altre regioni, ognuno con un bagaglio di conoscenze ed esperienze differenti tali da arricchirmi. La mia scelta per lo svolgimento dello stage pratico è ricaduta sull’IZSLER e da qualche mese mi trovo presso la sezione di Bologna dove frequento i laboratori di batteriologia diagnostica e di microbiologia degli alimenti. Le attività che svolgo giornalmente sono diverse e spaziano dalla diagnosi delle malattie infettive e parassitarie in animali da reddito e da affezione attraverso esami di laboratorio (semina in piastra, prove biochimiche ecc…), all’esecuzione di necroscopie ed esami anatomo-patologici.

terreno di coltura


Relativamente alla microbiologia degli alimenti eseguiamo esami batteriologici su matrici alimentari di origine animale e su tamponi ambientali, in modo da offrire risultati analitici sia sul controllo del processo produttivo che del prodotto finale. Spero che l’esperienza di questo Master, oltre alle conoscenze che mi ha fornito, mi dia la possibilità di accogliere proposte lavorative presso l’Ente dove sto svolgendo lo stage e che possa essere un titolo spendibile nella ricerca di future opportunità lavorative.

Letizia Omiccioli, Gruppo Fileni

Il Gruppo Fileni si occupa della macellazione di carni di pollo, sezionamento di carni avicole e cunicole, sviluppo e produzione di prodotti a base di carne, carni macinate e preparazioni di carne, commercializzazione di carni fresche e di prodotti a base di carne, lavorazione di carni rosse.

Il mio ruolo all’interno dell’azienda Fileni è stato quello di collaborare nelle attività effettuate dall’area del controllo qualità. I ruoli svolti in questo settore lavorativo riguardano:

lo sviluppo della qualità di prodotto e di processo, coerentemente con il quadro normativo e legislativo vigente;

l’analisi dei processi aziendali, volta ad individuare le principali criticità e le relative misure di intervento, specificate nel manuale di autocontrollo;

il monitoraggio degli standard di qualità durante tutte le fasi produttive, a partire dall’acquisto della materia prima, fino al confezionamento;

la pianificazione delle attività di controllo, delle analisi e delle procedure specifiche per valutare la qualità dei prodotti e la loro rispondenza a normative e ad esigenze di mercato;

la realizzazione di controlli e test relativamente ad aspetti specifici, utilizzando opportuni strumenti di misura;

la sorveglianza di tutti i fattori ed i processi che contribuiscono alla qualità finale dei vari prodotti.

Oltre a queste attività routinarie, si avvale di un laboratorio aziendale per il monitoraggio dei parametri chimici e dei parametri microbiologici, al fine di testare i nuovi prodotti ideati e di valutare l’effettivo stato qualitativo ed igienico-sanitario del prodotto.

Nello specifico, durante il mio periodo di stage ho preso parte ad audit condotti in azienda da parte di ditte esterne, come anche ad un audit condotto direttamente in due allevamenti di tacchini, evidenziando così gli aspetti da valutare e da tenere in considerazione durante tale tipologia di controllo ufficiale.

Ho partecipato all’aggiornamento del piano di autocontrollo aziendale, andando a modificare, ove necessario, i diagrammi di flusso e ad introdurne dei nuovi specifici per ogni processo produttivo. Sulla base di questi, ho descritto gli eventuali pericoli riscontrabili in ciascuna fase facente parte del processo produttivo stesso, le misure preventive e di controllo relative ad ogni pericolo e gli eventuali punti critici di controllo.

Ho visionato ed aiutato a gestire i reclami dei clienti, le non conformità rilevate durante i processi produttivi e relative agli approvvigionamenti, agli allevamenti ed alle produzioni,  e l’eventuale presenza di corpi estranei di varia natura, in particolar modo a quelli di natura metallica. Ho inoltre aggiornato la lista degli allergeni riscontrabili negli ingredienti utilizzati nei vari prodotti, al fine di gestire correttamente il rischio dovuto alla loro presenza. Le attività finora menzionate si sono rese necessarie per adeguarsi ai requisiti previsti dalla certificazione IFS. La visita di audit, finalizzata a verificare la presenza degli standard richiesti in tale certificazione, è avvenuta tra il 28 novembre ed il 2 dicembre e ha avuto come risultato l’ottenimento della stessa. Nello specifico, la mia partecipazione a tale visita è stata mirata a focalizzare gli aspetti igienico-sanitari e strutturali da tenere in considerazione in uno stabilimento per la produzione di alimenti.

Ho imparato ad utilizzare i principali database utilizzati in azienda per la gestione del controllo qualità, e quindi a seguire tutto il “percorso del prodotto”, a partire dalle caratteristiche dei polli macellati in azienda, fino alle caratteristiche dei vari prodotti finiti descritti in opportune schede tecniche.

Ho infine preso visione sia degli aspetti da riportare in etichetta che delle modalità con cui gli ingredienti devono essere inseriti ed elencati e visualizzato quali sono i principali imballi e materiali a contatto con l’alimento, comprese le caratteristiche che gli stessi devono possedere.


Sonia Parmegiani, Istituto Zooprofilattico

Sonia Parmegiani, 28 anni, ha coronato il suo sogno di laurearsi in Medicina Veterinaria presso l’Università degli studi di Perugia. In questo momento è iscritta al Master in Sanità Pubblica Veterinaria e Igiene degli Alimenti per perfezionare la sua formazione.

Ha deciso di svolgere il tirocinio del Master presso l’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, in particolare nella sezione di Pesaro, per conoscere meglio le problematiche sanitarie presenti nella zona in cui è cresciuta.

Perché hai deciso di svolgere il tirocinio presso l’IZSUM?

Lavorare presso l’IZSUM costituisce una grande opportunità per la mia formazione professionale, in quanto mi permette di ampliare le mie conoscenze e di acquisire competenze pratiche tramite riscontri reali.

Quali sono le tue attività all’interno dell’Istituto?

Svolgo attività diagnostica e attività di sicurezza alimentare e autocontrollo di aziende locali. E’ motivo di grande soddisfazione per me riuscire a risalire, attraverso l’esame anatomo-patologico, alle cause di morte di qualsiasi specie animale rinvenuto nel territorio, ricercando gli agenti eziologici e approfondendo poi la ricerca sulla patogenesi, gli aspetti clinici e la profilassi. Sono orgogliosa di lavorare presso questa azienda sanitaria pubblica perché offre prestazioni e collaborazione tecnico-scientifica agli allevatori privati, ai medici veterinari liberi professionisti e veterinari delle USL per l’espletamento delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria.

Qual è la rete di relazioni di cui ti avvali?

Questa esperienza mi ha permesso di inserirmi nel sistema dei flussi di comunicazione, attivando a norma di legge, le procedure adeguate al singolo caso. Di fronte ad ogni positività, ora so come operare e a quali referenti rivolgermi per agire tempestivamente a tutela della salute pubblica.


Cecilia Passeri, Università della Castilla – La Mancha

Cecilia Passeri, 27 anni,  studentessa del Master “Sanità Pubblica Veterinaria e Igiene degli Alimenti” organizzato dall’Università degli Studi di Perugia.

Sto attualmente effettuando uno stage di 3 mesi in Spagna, a Ciudad Real, all’Università della Castilla – La Mancha.

Devo innanzitutto premettere che dopo la laurea in Medicina Veterinaria, avvenuta nel luglio 2009, il mio interesse si è gradualmente concentrato sulla fauna silvestre e sulla sanità pubblica, perciò dopo corsi di formazione e piccole esperienze lavorative, ho deciso di approfondire meglio questo argomento così caro. La mia iscrizione al Master è stato il passo successivo. Quando mi si è presentata la grande opportunità, poi, di poter effettuare lo stage formativo finale presso l’istituto spagnolo di “Investigación en Recursos Cinegéticos” (IREC) dell’Università della Castilla – La Mancha, ho pensato bene di coglierla al volo! Così facendo non avrei solo potuto arricchire il mio bagaglio professionale con un progetto di ricerca in un centro universitario di importanza internazionale, studiando proprio quello in cui sono più interessata, ma avrei pure unito una significativa esperienza all’estero, utile a crescere sotto tutti gli aspetti!

Sono arrivata solo da poche settimane in questa città, ma ne sono già positivamente colpita. La mia casa è in pieno centro, proprio accanto a Plaza Major, la più importante di Ciudad Real: dal mio appartamento al terzo piano sento le voci delle persone che transitano qui sotto, che entrano ed escono dai negozi. La vita è piuttosto tranquilla, è decisamente una cittadina a misura d’uomo, ma ci  sono molti giovani, soprattutto studenti sia spagnoli che stranieri, venuti qui con il progetto Erasmus. E’ facile trovarsi a proprio agio a Ciudad Real: sarà perché ci troviamo in una piccola dimensione, sarà perché qui gli spagnoli sono abituati a vivere a stretto contatto con studenti di ogni nazionalità, fatto sta che l’ambiente è molto amichevole e aperto. E’ piacevole passeggiare per le viuzze del centro, la gente ti sorride spesso e si fa in quattro per aiutarti, se solo glielo chiedi. Se poi confidi loro di essere italiano, chissà perché, ti prendono subito in simpatia!

L’Istituto è molto vicino al centro di Ciudad Real, circa 10 minuti a piedi, ed è una struttura piuttosto moderna: mi ha impressionata  subito la sua ottima organizzazione, sembra quasi che ogni persona che lavora lì dentro (dai dottori agli studenti) sia l’ingranaggio di una grande macchinario e che senza il suo perfetto funzionamento tutto potrebbe disgregarsi. Un’altra cosa che colpisce è la grande quantità di giovani che svolgono il proprio lavoro qui: l’età media è decisamente bassa. E forse è proprio per questo che mi sono trovata subito molto bene, è come essere in una grande famiglia. Ognuno è molto paziente e ben disposto a spiegarti quello che si deve fare nei minimi particolari, anche se la maggior parte lo fa in lingua spagnola e non in inglese (per uno straniero con scarse conoscenze della lingua locale, come me, è impegnativo capire bene!).

In questo breve periodo, ho potuto già approfondire diversi argomenti, in particolare anatomia patologica e tecniche necroscopiche degli animali selvatici. Inoltre sono stata inserita in un progetto, un’indagine epidemiologica rivolta a certe malattie zoonosiche, come la tubercolosi. Di sicuro IREC non risparmia lavoro a nessuno, anzi: anche il week end è spesso impegnato e impegnativo!!! Ma devo dire che è tutto così affascinante e ricco di interesse che il tempo vola via fin troppo velocemente e la stanchezza che si prova è comunque carica di soddisfazione. Certo, mi rimane poco tempo per apprezzare la vita notturna di questa città, perché al momento le mie giornate sono in equilibrio tra lavoro e studio, ma non mi pesa troppo questa rinuncia, perché qui ha tutto un sapore, come dire, differente; e non mi riferisco solo a quello di paella o di tortillas di patate!!

Sia chiaro però che, come tutte le esperienze importanti, si deve fare una costatazione: all’inizio è comunque dura, all’improvviso vieni catapultato in un paese straniero, con una lingua e una cultura diversa dalla tua, circondato da volti mai visti prima e lontano dagli affetti! Devi imparare un nuovo lavoro e se, come me, non hai mai vissuto solo, devi districarti in un groviglio fatto di spesa, bollette, cucina, lavatrice e…responsabilità. Ci sono momenti  in cui avresti voglia di mollare tutto! Per fortuna però la ragione prende il sopravvento, poi!

Perciò vorrei dare qualche consiglio pratico a chi è interessato: partite con un grande spirito di adattamento, voglia di crescere, e predisposizione a fare nuove conoscenze! Socializzare è importantissimo per una miriade di motivi: sentirsi integrato, imparare la lingua ed evitare i momenti di solitudine. E poi solo così si riesce ad apprezzare appieno questo posto!! Io questa settimana inizierò un corso di spagnolo all’università, scelta inevitabile per poter interagire meglio i miei colleghi e amici…. Ma anche col il panettiere, il padrone di casa e la cassiera del supermercato all’angolo!!

Insomma, unire entusiasmo e realismo! La giusta ricetta per ottenere un’esperienza unica, difficile a volte, ma indimenticabile per tutto il resto!

E se il mio futuro lavorativo ne trarrà vantaggio, allora sì: sarà proprio la ciliegina sulla torta!

 

Claudia Torresi, Istituto Zooprofilattico

Le nostre passioni nascono con noi e con noi crescono.

Sono Claudia Torresi, ho 27 anni e sono nata con la passione per la biologia, le cellule e il DNA e posso ben dire che nel corso di Laurea in Biotecnologie e nella successiva specializzazione in Biotecnologie Agrarie e Ambientali ho trovato pane per i miei denti!

Dopo una tesi sperimentale all’estero, nel 2008 mi sono laureata e presto ho avuto l’occasione di lavorare in un’azienda multinazionale di sementi presso Latina, ma… il laboratorio è il mio habitat naturale e così, appena ho potuto, sono tornata nella mia Perugia, avendo vinto una borsa di studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche. In questo modo ho avuto l’occasione di mettere in pratica le mie conoscenze di biologia molecolare, proteomica e biotecnologie e nello stesso tempo di approfondirle in ambito veterinario e sanitario.

Un giorno, navigando in Internet, quasi per caso, ho trovato un bando di selezione per il Master in “Sanità Pubblica Veterinaria e Igiene degli Alimenti” dell’Università di Perugia ed ho subito inviato la mia candidatura, ritenendolo un’ottima occasione per ampliare le mie conoscenze veterinarie e arricchire, anche in quest’ambito, il mio curriculum.

Un programma vasto, che spaziava dalla Legislazione alla Diagnostica, dalla Zootecnia all’Epidemiologia, con docenti e relatori di fama internazionale, la possibilità di fare stage in aziende pubbliche o private, la comodità di seguire le lezioni sulla piattaforma di formazione a distanza dell’ateneo mi hanno convinta subito ad iscrivermi e così, con grande entusiasmo, nella primavera del 2011 ho cominciato a seguire le lezioni frontali organizzate mensilmente presso l’Università di Perugia.

Presto ho iniziato anche lo stage, che ho svolto presso i laboratori di Virologia Speciale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche.

Le mie attività giornaliere erano distinte in routine e ricerca.

Grazie alla diagnostica di routine, ho approfondito le mie conoscenze molecolari in merito alla virologia, mentre, attraverso la ricerca, ho appreso tecniche biotecnologiche sia tradizionali che all’avanguardia per lo sviluppo di nuovi protocolli diagnostici delle principali malattie virali degli animali da reddito, diventando progressivamente sempre più autonoma nella gestione del lavoro e della ricerca scientifica.

Al termine dello stage ho avuto la percezione della mia crescita su molti aspetti relativi alla mia professione e a questo va aggiunta l’opportunità che ho avuto di collaborare con veri esperti del settore provenienti da percorsi diversi come biologi, veterinari e tecnici, con i quali si sono instaurati ottimi rapporti sia professionali e che personali.

Sono giunta ormai quasi alla conclusione di questo percorso di studi e posso farne solo un bilancio positivo. Mi auguro che tutto ciò possa rappresentare una proficua esperienza per la mia professione e per la ricerca di lavoro.

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